PARTIGIANI A SAN GREGORIO
c ammindano
nella storia di San Gregorio......
PARTIGIANI A SAN GREGORIO
Siamo nel periodo che va da Settembre del 1943 al mese di Maggio 1945,
A San Gregorio non vi era nessun comando partigiano mentre a
Cesiomaggiore
vi era la brigata “Gramsci” (VALLE DI
CANZOI)
e a
Sospirolo
la brigata “Pisacane”(VALLE DEL MIS).
Nel mese di Settembre del ‘43’ gruppi di resistenza si andavano formando
con l’unico scopo di difendere il paese dai soprusi tedeschi ed erano ben
visti dalla popolazione, dopo qualche mese altri ne presero il
posto, cappeggiati da elementi provenienti dalla
Romagna e dal
padovano, inviati nel Veneto, in particolare nel bellunese e nel
trevigiano, dal PCI
per dare impulso alla lotta di liberazione in quelle terre cattoliche e
attendiste, credute per questo poco affidabili.
Con direzione comunista,
più vicini al loro partito che all’incolumità della gente che terrorizzata
e inerme subiva intimidazioni e rappresaglie, assisteva a prelevamenti di
generi alimentari , di bestie, uccisioni ed atti violenti sempre in
crescendo, da una parte vi era l’esercito tedesco invasore e dall’altra
questi nuovi gruppi partigiani rifugiati in montagna, senza dover
rendere conto a nessuno del loro operato ne durante ne dopo.
Di seguito
qualche testimonianza di quel periodo raccontata da Don Evaristo
Viel,
parroco di San Gregorio dal 1941 al 1976 che insieme ai parroci delle
parrocchie circostanti hanno messo nero su bianco di quanto succedeva in
quegli anni, unica fonte di informazioni di quel brutto periodo.
°°° 1 Michele Toscano
<< Il 27
Aprile 1944 ci fu una sparatoria contro la casa di Michele Toscano,
segretario del fascio di San Gregorio. Ricordo che la sera seguente lo
presi in disparte, lo ammonii di non andare più a Belluno quasi tutti i
giorni com’era solito fare e di non incontrarsi con altri amici delle sue
stesse idee. Fu irremovibile. Avevo fiutato nell’aria qualche cosa di
irreparabile. Difatti la notte del 5 Maggio alcuni partigiani per ordine
della brigata “Pisacane” arrivarono, sequestrarono il camioncino di Cesare
Bissacot,
prelevarono Michele Toscano, Vittorio
Cian,
capo ufficio accertamenti agricoli e Paride Mazzola, li portarono fin
sopra Susin
di Sospirolo
e li uccisero. Era il primo episodio di sangue fra connazionali in
provincia di Belluno. Vendetta o difesa? Non lo so.
>>
°°° 2 Ragazze al ballo
Nel mese di Giugno 1944, un centinaio di tedeschi prende alloggio nelle
scuole di RONCOI,
allo scopo di sorvegliare il movimento partigiano. Sono abbastanza
corretti nel comportamento esterno, tengono però quasi ogni sera delle
feste da ballo cui sono invitate le giovani ragazze del paese e così la
racconta Don Evaristo:
<< Una
Domenica alla S. Messa solenne richiamai le ragazze a non andare a ballare
né con i tedeschi né coi partigiani. C’erano alcuni tedeschi, in chiesa,
che riferirono quanto avevo detto al loro comandante, un alto-atesino. Il
dopo pranzo me lo vidi capitare in canonica infuriato e deciso a darmi un
solenne lezione. Spiegai che l’avevo dovuto fare perché i partigiani erano
irritati. Per quel giorno mi lasciò stare; ma prima di togliere
l’accampamento dalle scuole di
Roncoi,
incontrandomi presso il municipio, mi mise al muro puntandomi contro il
mitra e dicendomi che quella sarebbe stata la mia fine se avessi ancora
osato parlare.
Di lì a pochi giorni alcune ragazze furono rapate a zero dai partigiani >>
°°° 3
Roncoi
sul Col dei Garofoi
<<
Forse la più dolorosa fu quella di dover assistere alla fucilazione di un
maresciallo tedesco padre di 5 figli, che supplicava d’essere risparmiato
mostrando le fotografie dei suoi cari e cadde gridando: “MEINES
KINDERS!” (i miei ragazzi)
per la cronaca poi sepolto alla “belle meglio” sul COL DEI
GAROFOI
su a Roncoi.
>>
°°° 4
Pietena
Il comando della “Gramsci” dimorò tutta l’Estate 1944 in
PIETENA,
arruolò circa un migliaio uomini e requisì denari, viveri, bestiame, burro
e formaggio in tutto il territorio. Ancora al giorno d’oggi qualcuno a
Roncoi
ricorda il detto
“Giovedì burro”
nel senso che quel giorno i contadini
dovevano prepararsi alla visita dei partigiani per i fabbisogni
alimentari.
A fine Settembre, in seguito al rastrellamento tedesco, attaccati dai
tedeschi i partigiani sloggiarono e ritornarono alle loro case, ma nella
fuga , due trovarono la morte su nel passo FORCA.
La popolazione respira e molti passano ai cantieri della TODT.
°°° 5 Bicicletta
<<
Eravamo nell’Agosto 1944 e tornavo da Feltre in bicicletta, madido di
sudore. Non feci a tempo di depositare il mezzo di trasporto che fui
chiamato al bar in piazza, urgentemente. C’era là un colonnello tedesco
che confabulava con il segretario comunale Arduino
Soppelsa
e con Diletto Corte. Avevo la veste un po’ sbottonata. “Si abbottoni, mi
disse, e si metta sull’attenti!” .Stanco com’ero, feci un gesto di stizza
e dispettosamente mi misi a sedere. Pochi giorni prima il comune era stato
condannato alla taglia di 100 Lire per abitante ed il segretario ne aveva
reclamato la restituzione. “Domani mattina, aggiunse il colonnello, dovete
presentarvi a Villa Gaggia, là vi sarà restituito il danaro”. Promettemmo.
Ma alla sera incontrandomi col segretario gli dissi che sarebbe stato
meglio non andarci. Il mattino seguente egli venne da me per sollecitare
l’andata. Io trovai la scusa che ancora non m’ero fatto la barba e gli
dissi che andasse pure; io l’avrei raggiunto a Sedico o nei pressi della
villa Gaggia. Me ne stetti a casa, invece, e fu un bene perché il
segretario fu arrestato, dovette stare più di 2 mesi a
Baldenich
e fu sottoposto a varie torture. Ci vollero molte suppliche e viaggi per
farlo rilasciare.
>>
°°° 6 Chiesetta di San
Mauro
Il 15 Ottobre 1944 i tedeschi bombardarono con proiettili di artiglieria,
l’antica e venerata chiesetta di San Mauro, posta a 1170 metri di altezza,
dominando la Valbelluna.
°°° 7 Attentato sul
ponte Morol
<< Il 26
Ottobre 1944 ci fu un attentato al ponte
MOROL
di S. Giustina contro i tedeschi e c’era scappato il morto. La
rappresaglia fu immediata, specialmente contro S. Gregorio ove si
presumeva s’annidassero molti partigiani. Verso le tre pomeridiane, fummo
convocati, Diletto ed io, in municipio da un maggiore delle S.S. e fummo
sottoposti ad un estenuante interrogatorio. Voleva sapere dove fossero
annidati i partigiani, quanti fossero, ecc…
Che cosa ne potevamo sapere noi? Ad un certo punto, per farci cantare,
furono introdotti due soldati armati che ci puntarono le loro armi contro.
Non dicemmo alcuna cosa. Fu allora imposta al comune una multa di Lire
50.000 e ordinato il rastrellamento di tutti gli uomini validi dai 16 ai
40 anni, che furono portati e inquadrati nelle scuole di S. Giustina. Il
giorno seguente quelli abili e non troppo anziani furono inviati al lavoro
obbligatorio con l’O.T.
di Castelavazzo
(TODT).
C’era tra questi, anche Orazio Cassol che quel giorno avrebbe dovuto
sposarsi. Mi recai alle scuole di S. Giustina per averne almeno la libertà
provvisoria, ma fui respinto malamente con un
“RAUSS”,
solo dopo lunghe trattative coi dirigenti della
O.T.
alcuni uomini indispensabili ai lavori agricoli vengono rilasciati.
>>
°°° 8
Diletto Corte
<<
Qualche tempo dopo questi fatti, nel Novembre 1944, Diletto Corte, stanco
ed avvilito, dava le dimissioni da commissario prefettizio. Troppo pesante
e troppo rischiosa una carica per la quale occorreva fare l’interesse del
comune prima, poi quello dei partigiani e dei tedeschi che si alternava
gli uni a richiedere restrizioni sempre maggiori, gli altri a voler
salvacondotti, tessere e carte d’identità sempre più numerose.
Nessuno, però voleva assumersi un incarico così gravoso. Fu allora che si
pensò ad Amedeo
Averardi,
in seguito vicedirettore del Banco di Roma.
Era a Conegliano. Con varie pressioni presso il prefetto
Silvetti
si ottenne che potesse assumere la carica, che mantenne fino alla fine
della guerra. Le cose s’erano un po’ calmate, anche se divenivano sempre
più frequenti i bombardamenti e occorreva sempre parlamentare coi tedeschi
e coi partigiani. La penuria di generi alimentari si era fatta acutissima
e fu merito del nuovo commissario se molte derrate furono trasportate
dalla bassa a S. Gregorio, anche a mezzo di camion tedeschi.
>>
°°° 9 Ada
Bellus
e Raffaele Morbioli
(com.te
Staier)
<< Il 12
Febbraio 1945 scendevo di buon mattino a Santa Giustina, quando nei pressi
della casa di Carmela
Pulz
in località VELOS,
mi imbattei in un morto! Ritornai sui miei passi e vidi Giovanni
Pulz,
al quale comunicai la cosa. “Ce n’è un’altra su quella passerella che
attraversa il VESES”
mi disse. Mi ci recai e con raccapriccio individuai in lei Ada
Bellus;
l’altro era suo marito. Di che cosa erano colpevoli? Forse soltanto di
conoscere bene il tedesco. Lei era stata al servizio di un maggiore
austriaco. Rinunciai al viaggio e mi recai a portare le ferali notizie
alle famiglie. >>
Questa efferata esecuzione, benché avvenuta in tempo di guerra e quindi in
un contesto ahimè dove la morte era un fatto quotidiano di ordinaria
amministrazione, fece piuttosto scalpore nella
Valbelluna,
perché a morire insieme ai due sposi c’è anche un bimbo di quattro mesi e
mezzo che Ada si portava in grembo e che non avrebbe mai visto la luce. I
motivi dell’omicidio non possono che essere ricondotti all’attività della
giovane sposa. Ada, infatti, che parlava il tedesco, lavorava presso un
ufficiale tedesco.
°°° 10 Perpetua Concetta
L’anno dopo, nel 1945, mentre il parroco si trovava fortuitamente in
chiesa, alcuni scalmanati, armati e con parole ostili, irruppero in
canonica per prelevarlo e portarlo in montagna: tuttavia, non trovandolo,
furono incredibilmente cacciati con la scopa dalla perpetua Concetta che,
in quel momento, sembrava pronta a tutto pur di proteggere il curato.
Non è molto quanto
si dice qui di Don Evaristo. Ma chissà quanti fatti peggiori, quante
violazioni della sua persona egli ha dovuto subire piangendo in silenzio
le indubbie ferite. Ma, al di là dell’inevitabile storia di sofferenza che
ha accompagnato tutti indistintamente coloro che hanno avuto la sventura
di vivere gli anni di guerra, è proprio perché lui, il parroco, ha saputo
sopportare e nello stesso tempo incoraggiare gli altri a sopportare, che
non possiamo non ricordarlo per il suo coraggio, per il suo cuore aperto a
tutti e per la sua generosità.
© Cassol
Luciano tutti i diritti sono riservati