Antiche tracce di vita:
Storie di carrettieri, carbonai, cacciatori della valle agordina
Tratto dal libro di
GIANNI DE VECCHI
Il carro dalle robuste ruote ,
carico di sacchi di carbone da trasportare alla stazione di BRIBANO...
Albergo a la
stanga
La storia
Siamo sulla
strada che da Belluno porta verso Agordo , località La Stanga, lungo la
valle del Cordevole nel cuore del Parco nazionale Dolomiti bellunesi dove
si trova un ristorante storico, questo posto è stato un luogo di transito
per moltissimi alpinisti e persone che conoscono bene questo locale.
La diligenza a cavalli che,
partendo da Bribano, percorreva la vallata agordina e fu poi sostituita
dalla ferrovia e dalle corriere.
Questo locale era già esistente fin dai primi dell’ottocento, La Stanga
deriva dal fatto che un tempo c’era proprio una
STANGA
di legno che divideva la strada e qui interrompeva il passaggio dei
viandanti, pagavano un pedaggio e solamente chi trasportava le merci.
Già al tempo fungeva da ristoro per i viandanti e dava ospitalità anche
agli animali, quindi era anche uno
STALLO
, questi animali da traino trasportavano non solo le
merci, ma erano importanti per il servizio postale che collegava Bribano
con Agordo.
Carro usato per il trasporto
della pirite da Agordo a Bribano prima del 1925.
Con il passare degli anni, è diventato famoso ormai da quattro generazioni
, gli attuali gestori sono
Patrizia e Luca,
prima c’era la mamma
Germana,
prima ancora le zie
Rosina e Maria
e già a metà dell’ottocento c’era il papà
Giuseppe Zanella,
che commerciava non solo come ristoratore ma anche come alpinista,
prolifico imprenditore dalle mille attività, a cui l''Agordino deve il
giusto riconoscimento storico.
La Stanga è rimasta negli anni un punto di passaggio per chi attraversa la
valle agordina all’interno del parco e all’interno delle Dolomiti ed è
sempre rimasta un punto obbligatorio di fermata per chi passa da queste
parti.
Le quattro generazioni di Bepi Zanella che nel giro
degli anni, a cominciare dall' ottocento ai giorni nostri, hanno gestito
l'Albergo "A LA STANGA" .
Una testimonianza così racconta:
<< Conosciuti quasi tutti,
Domenico "Meno"
che girava sempre con una palandrana nera,
la
Rosina e Maria,
la
Germana
che aveva sempre qualcosa da darci, con
Giorgio
siamo andati a scuola insieme e ci facevamo delle partite interminabili di
briscola seduti ad uno dei tavoli del larin mentre il fuoco ardeva e
venivano su odori che ti facevano venire l'acquolina in bocca e ci
mangiavamo qualche fetta di soppressa che la
Germana o Ottaviano
ci offrivano.
Grazia
era ancora una ragazzotta quando me ne sono
andato dalla Stanga e
Patrizia
la ho conosciuta bene lo scorso anno quando ho fatto un rapido giro alla
Stanga visto che quando sono andato via, lei era ancora piccolina. E ti
dirò' che sono rimasto molto contento nel vedere come ancora quel posto
sia cosi amato e ben tenuto.>>
L'albergo
Si trova
più o meno a metà strada tra Agordo e Belluno ed era conosciuto per le
specialità che venivano servite.
LA STANGA era così conosciuta che le
numerose associazioni e le altre allegre compagnie dovevano prenotare con
largo anticipo i loro pranzi o cene specialmente nei fine settimana c’era
sempre gente che si fermava a mangiare. Durante la prima guerra mondiale,
nel periodo dell’invasione tedesca nel 1919-20, gestivano l’albergo le
padrone ROSINA
che aveva 47 anni e
MARIA
che ne aveva 34 con l’aiuto di altro personale, ad accogliere gli ospiti
c’erano due splendidi cani San Bernardo. In quel periodo si assisteva a un
notevole via vai di carrettieri, mentre successivamente a fermarsi erano
soprattutto gli autisti di camion e per un certo periodo all’esterno
dell’albergo funzionò anche un distributore di benzina.
MENEGHETO (1891 - 1965) Il paronzìn era molto
timido. La cantina era il suo regno.
La cucina
La cucina era famosa per alcune specialità: il risotto coi fegatini e
quello con le rane, portate da gente di
LA MUDA, il capretto acquistato
pure a LA MUDA e pelato da
MENEGHETO, polenta e osèi allo spiedo, dovevano
spennare anche 200 uccelli alla volta terminando talora tale lavoro ben
oltre l’una di notte. Lo spiedo di polli, acquistati vivi a Bribano, il
Baccalà arrivava con la corriera da Belluno, le trippe, che per pulirle
bene si doveva lavorare a lungo e si andava a lavarle nell’acqua della
VAL DE PIERO.
A La stanga non venivano preparati ne serviti dolci, tranne il famoso
zabaione che ancor oggi, preparato e
servito all'antica tradizionale maniera, è una delle rinomate specialità
del ristorante a La Stanga.
MARIA, la paronzina che faceva di tutto, molto brava e gelosa delle sue
ricette: cucinava tutto da sola sul larìn e sulla fornèla; veniva aiutata
solo a preparare gli spiedi con gli uccelli e con i polli.
ROSINA, la
paròna, invece aveva, tra l’altro, il compito di affettare il salame,
grattugiare il crèn acquistato a Canale d’Agordo ( le cui radici piccanti
insaporiscono le carni lesse), messo in tavola con aceto e sale nelle
creniere, doveva preparare il vino (c’erano 6 – 7 ettolitri nella stalla
di CANDATEN e nella cantina a LA STANGA. In servizio nell’albergo c’erano
2 – 3 donne e uno stalliere,
TONI, che morirà negli anni Trenta investito
da un’auto per salvare il San Bernardo. A proposto del cavallo che era
grande (mangiava tanto) e pesava 8 quintali, la paronzina diceva:
<<Lo teniamo perché sono stati i cavalli la nostra
fortuna!>>.
La valle è quasi disabitata. Si incontra solo qualche casa sparsa, poi,
dopo lo sbocco di Val di Piero, l’antica locanda de La Stanga (posta di
cavalli), dove continua la tradizione di una meravigliosa cucina
valligiana, tramandata dalle sorelle Zanella, queste due straordinarie
donne, che qualche volta accoglievano l’ospite in malo modo:
«No avón gnént
ancói, andé magnàr in Àgort, che magné mejo!»
Bastava conoscerle ed aver pazienza e si gustavano leccornie
impareggiabili!
In primo piano ROSINA , a sinistra con
la famosa lavagnetta su cui scriveva i conti coi gessetti e MARIA al
centro, ritratte agli inizi del Novecento col personale di servizio in
attesa di avviarsi verso la sala da pranzo. Sullo sfondo il LARIN. Non era
stata ancora acquistata la cucina economica: si vedono infatti i treppiedi
sotto ai quali, per la cottura delle carni, si mettevano le braci.
La paronzina usava tanto burro, formaggio grana, sedano e lardo, che
veniva pestato un bel po' sopra una zòca molto larga. Acquistava tutto il
burro che veniva prodotto sul
VESCOVA’ nella malga, lo faceva poi mettere
per la conservazione in cinque grandi vasi di terracotta con sopra qualche
centimetro di acqua cambiata quasi ogni giorno.
Gli autisti si fermavano a bere il brodo e a mangiare le POLPETTE
preparate con la carne lessa. Per i salumi, le padrone tenevano
appositamente ogni anno una vacca e due maiali. Avevano inoltre una
quarantina di galline per le uova, una trentina di conigli d’angora dati
dal conte Sailer di Livinallongo, alcuni caprioli e fagiani che tenevano
all’interno di un recinto formato da una siepe di VIEGOL (maggiociondolo)
e di piantine spinose; sfruttando l’acqua del
RU’ DAL MOLIN, avevano poi
le peschiere con le trote e le anatre.
Le padrone: MARIA davanti col cane San Bernardo e
ROSINA a destra subito dietro il cane, assieme alle cameriere dell'albergo
"A la Stanga" all'inizio degli anni '20 del Novecento.
Le camere
Le camere non erano provviste né di luce (si usavano le candele) né di
acqua corrente, in ognuna c’erano una brocca piena d’acqua e un lavandino
di marmo con sotto un secchio, non c’erano servizi igienici, ciascuno
degli ospiti aveva il suo
BOCAL per i bisogni corporali. Su per le scale
c’erano i vater, dove l’acqua del vicino
RU’ DA MOLIN correva sempre. Come
carta igienica, si usavano le pagine del quotidiano -Il Gazzettino-
opportunamente tagliate a pezzi poi infilati in un robusto uncino fissato
al muro.
La cucina era dotata di pentole smaltate, di teglie, caliere, mestoli,
secchi e altra attrezzatura di rame. Sul
LARIN era sempre appesa una
pentola di 15 litri per avere in ogni momento l’acqua calda . Nella sala
da pranzo c’erano tavole per un totale di 50 posti; se c’era gente in più,
si allungavano le tavole mettendo dei ferri. Il vino e la grappa venivano
serviti nelle caratteristiche misure di vetro: da litro per il vino, da
cuchét (un deciletro) per la grappa. Il bancone del bar col marmo sopra,
era stato fatto da un falegname di Bribano.
Dicembre 1943. Nell'albergo "a La
Stanga" pranzo di Santa Barbara per i dipendenti della SADE e delle
imprese costruttrici della centrale e del villaggio. Particolare
interessante: l'illuminazione è ancora a gas prodotto dal carburo
(acetilene).
La
lissia
La Lissia si faceva una volta ogni due mesi in un’apposita casetta: ci
voleva tutta una settimana. Occorevano una ventina di secchie d’acqua, che
si andavano a prendere a mano nel ruscello della
VAL DE PIERO. Oltre a
tutto il resto, bisognava lavare ogni volta 70 – 80 tovaglie (alcune erano
da 12 persone, di lino, a fiori), parecchi asciugamani di lino, 500
tovaglioli e d’Estate anche 30 – 40 lenzuola.
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©
Cassol
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