Antiche tracce di vita:
RONCOI E LA SUA CHIESETTA
come
eravamo...
Chiesette
pedemontane - La chiesa di San Pietro
La chiesetta di Roncoi è dedicata ai
Santi Pietro e Paolo
e alla
Madonna
di Caravaggio, la sua costruzione risale
all’Ottocento, ma i suoi lavori erano partiti già nel secolo precedente.
E’ stata voluta dagli abitanti della frazione che, essendo privi di
edificio sacro, dovevano spostarsi nella chiesa parrocchiale di San
Gregorio.
La sua presenza è documentata da una lettera inviata nel 1871,
dall’arciprete di San Gregorio alla curia di Belluno, per chiedere il
permesso di celebrare la Santa Messa in questa chiesa
“specialmente nei
casi di malattia” , egli specifica che essa è
“Juspatronato” dei
frazionisti, i quali ne curano l’amministrazione ed il mantenimento .
Questa chiesa non è dal punto di vista storico e architettonico, la più
importante di San Gregorio, che può vantare la ben più antica di San
Felice in Monte che sorge in un luogo impervio , a picco sulla
Val Scura,
di cui si ipotizza l’esistenza fin dal XII secolo. Entrambe le chiesette
si trovano lungo l’itinerario “Chiesette Pedemontane” : un’interessante
traversata del Parco lungo i suoi margini meridionali. Un percorso di 13
tappe per complessivi 113 chilometri che collega i numerosissimi luoghi di
culto disseminati lungo il fianco destro della Val Belluna.
La storia
Facciamo un
salto indietro nel tempo, intorno al
1700. La
montagna era viva, popolata di tanta gente, viveva una vita difficile, ma
forse proprio per questo gli abitanti avevano bisogno di sentirsi vicino
al Signore: erano anime pure ed erigevano, nei posti a volte più isolati,
delle chiesette. Per quella gente la fede era il bene più prezioso. Qui a
San Gregorio nelle Alpi ne abbiamo alcuni esempi: a
Muiach con la
chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria, a
Fumach a San
Bortolomeo (eretta ancora nel 1400 e famosa per gli affreschi
dell’Ultima cena con i gamberi), a
Saltoi a
Sant’Antonio abate (già descritta nei numeri precedenti), citata nei
documenti la prima volta nel 1611, e a San Biagio; a
Cort
la chiesetta del 1598, dedicata a Santa Lucia,
la più piccola di tutte le chiesette, “una bomboniera”; ancora quella di
Carazzai al
culto di Santa Caterina, e poi San Biagio – dei documenti
parlano di una visita pastorale del vescovo Lollino già nel 1611 – ed
infine quella più in alto a
San Felice, da
dove partirono “cavalieri” Pisocco da Paderno ed un compagno per andare a
Gerusalemme a liberare il Santo Sepolcro.
E finalmente la
chiesetta di Roncoi,
dedicata ai Santi Pietro e Paolo, che nei giorni scorsi è tornata
splendere. Non era più stata sistemata dal 1871 (i lavori erano iniziati
già nel 1785) e si tratta della chiesetta frazionale più grande di tutte
quelle di San Gregorio. Ora ha subito un restauro radicale che l’ha
portata ad essere com’era un tempo, anzi ulteriormente migliorata grazie
nuove tecnologie: l’umidità, dovuta alle infiltrazioni d’acqua, sparirà,
anche grazie all’apertura di quattro lunette che faranno circolare l’aria
all’interno. Anche l’impianto elettrico è stato messo a norma.
Inoltre è stata restaurata anche la
Madonna del Rosario,
portata in processione: al più presto verrà sistemata nel posto che le
spetta nella nuova nicchia, costruita apposta dal bravissimo
Giancarlo Cassol,
alla sinistra di chi entra. In fondo, invece, dietro l’altare è stato
pulito il dipinto che rappresenta la Madonna di Caravaggio con i Santi
Pietro Santa Barbara e San Rocco. A guardarla è un niente, ed invece è
un “tutto”.
Doveroso ringraziare, da queste colonne, una persona che per tutta la vita
è stato il guardiano di questa chiesetta: il signor
Bepi Cassol, 91
anni. Il fisico li sente tutti gli anni trascorsi, ma la mente no, anzi è
quella di un sessantenne che ricorda tutto!
Così, lo scorso 30 agosto, sua eccellenza il Vescovo
Renato Marangoni,
coadiuvato anche da
don Anselmo,
artefice del restauro, ha celebrato la messa inaugurale e alla fine ha
impartito la benedizione; c’era gran parte della popolazione, a partire
naturalmente dal sindaco e onorevole
Mirco Badole,
così come il coro
“Monti del Sole”
che ha intonato le canzoni appropriate. Il cielo è stato clemente: dopo
l’abbondante pioggia scesa nei giorni precedenti, è uscito uno splendido
sole, nonostante una temperatura notevolmente abbassata.
Alle fine c’è stato anche un momento conviviale una minestra di “orzotto”
(ci voleva per scaldarsi un po’) preparata dall’ottimo
Tranquillo.
Peccato, sì peccato! Per i santi Patroni Pietro e Paolo si attivava tutta
la popolazione, facevamo una festa memorabile… adesso, in tempi di
Covid-19, è momentaneamente tutto finito. Ci auguriamo che passi presto e
di ritrovare tutti, di nuovo, più freschi e più in forma di prima.
Paese di Roncoi
La zona di Roncoi, è stata lavorata e sfruttata fin dai tempi antichissimi,
tuttavia dal punto di vista residenziale si è sviluppata in modo
significativo durante il Novecento.
L’ampio pianoro infatti ben si prestava al lavoro agricolo e per questo le
case antiche che lo costituiscono sono soprattutto quelle rurali, del tipo
a piloni, con ballatoio e scale in legno. Ve ne sono di ben conservate ed
anche ben ristrutturate, piccole case ma anche
lunghe case di cortile, con
costruzioni anche di tre piani.
Qui si trovano molte case sparse, come case Roni,
case Centeleghe,
case Balest,
case Neselli (i
Berti),
case Scot e
molte altre, con i loro cortili e le famiglie
numerose che vi abitavano una volta, l'aggregato più consistente è quello
che si trova in prossimità della chiesa di San Pietro.
Oggi l’ambiente è caratterizzato da una folta vegetazione che avanza
inglobando i nuclei abitati e sale anche sulle falde montuose, ma un tempo
non era così. Sopra le aree coltivate anticamente si estendevano i pascoli
e i prati di sfalcio da cui emergevano le rocce nude, panorama ben
riconoscibile osservando le fotografie allegate di qualche decennio fa. E’ nel
1959 che inizia infatti la
piantumazione delle Sort, Ere e Palia.
Molti erano quindi i percorsi antichi che si sviluppavano sia nell’area
coltivata (per raggiungere i vari campi e le abitazioni sparse), sia
appena sotto le pendici del Pizzocco.
A questi si aggiungevano poi i sentieri sulla montagna , per raggiungere i
boschi da legna, i pascoli più alti o il
passo Forca.
Fino a qualche decennio fa vi
erano 3 osterie, su dai Tonet, dai Luca e da Wilmo, 2 botteghe di generi
alimentari , dalla Olga e da Wilmo e una falegnameria, gli altri si
dedicavano all'allevamento del bestiame e alla coltivazione dei campi.
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© Cassol
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